giovedì 18 agosto 2011

Rosso velabro

ISBN: 9788896052266

Luigi de Pascalis

Rosso velabro

Un giallo ambientato nella Roma della metà del IV secolo, ma, come scrive Gianfranco De Turris, “solo tecnicamente può definirsi un giallo, mentre è qualcosa di più; infatti, delle varie trame che s’intersecano, una alla fine prende il sopravvento: lo scontro fra dèi superni e dèi inferi che fa quasi da contrappunto alla vicenda umana in cui i politicanti mestatori, interessati al potere per il potere ed il cui tipico esponente è il magister census Giunio Bruto, fanno di tutto (ma proprio di tutto) per prevalere definitivamente su quel minimo di onestà e dignità che ancora resistono nella classe politica e militare”.

Fuori dei maggiori circuiti editoriali spesso vi sono scrittori di vero talento che meriterebbero fama e notorietà. Quanti autentici ingegni dalla formazione culturale non progressista non sono mai approdati a scrivere per (o a dirigere) le grosse case editrici, alle redazioni dei giornali che contano, alle cattedre universitarie o ad altri posti-chiave! Scriveva Adriano Romualdi più di trentacinque anni fa a proposito della cultura di destra: «Anche noi sappiamo esattamente quel che vogliamo, anche se il nostro ambiente ci combatte, invece di sostenerci, come invece il P.C.I. fa con i suoi intellettuali. La nostra tragedia è che noi dobbiamo impiegare tutte le nostre energie per riuscire a parlare e a scrivere nel nostro stesso ambiente, prima di proiettarci all’esterno». Da allora, come tutti sanno, i cambiamenti della situazione non sono stati che peggioramenti. E così un romanzo significativo come Rosso Velabro di Luigi De Pascalis deve attendere quindici anni prima di trovare una piccola casa editrice disposta a stamparlo; il lungo tempo di attesa, in ogni caso, ha fatto sì che vedesse la luce un piccolo capolavoro editoriale, pregevole per la cura.

Rosso Velabro è un romanzo storico-fantastico ambientato nella Roma del IV secolo, per la precisione sotto l’impero di Giuliano; il libro è corredato di una mappa pieghevole dell’Urbe a quell’epoca, che aiuta il lettore a seguire l’itinerario compiuto dagli attori della complessa vicenda. Il contesto storico-emotivo è praticamente il medesimo del famoso L’impero e l’incanto di Giuseppe Conte, ma, a differenza che in quello, nel romanzo di De Pascalis l’«incanto» del mondo pagano permane nelle pietra e nella carne stessa della città di Roma, anziché nei boschi brumosi della Gallia transalpina.

In una vicenda ben architettata, dalla trama intrecciata intelligentemente, De Pascalis ci introduce a un’autentica “catastrofe psicocosmica”, che raggiunge il suo apice in corrispondenza della morte dell’imperatore-filosofo. Ancor oggi non sappiamo con certezza se a scagliare la lancia che trafisse il petto di Giuliano fu un parto o un legionario fattosi cristiano; la libellistica dell’epoca ha deformato non poco l’evento e la memoria. Ma è certo che con la morte dell’ultimo imperatore pagano si aprì un periodo di feroce repressione della fede avìta. Gli altari vennero rovesciati e profanati, i sacrifici dimenticati e aboliti e di lì a poco, con l’editto di Teodosio, i culti pagani furono definitivamente vietati. Un mondo crollava, in preda alla follia della fine: De Pascalis ritrae sapientemente questa rovina incipiente, con un alto senso morale affine a quello del protagonista Caio Celso, detective a Roma antica, come nei casi narrati da Valerio Massimo Manfredi e Danila Comastri Montanari. Gli dei inferi intervengono nella battaglia contro gli Olimpici, e in una sorta di “ultima alleanza” gli immortali riescono a ricacciare nel sottosuolo le potenze che ne erano sortite. Eppure, inizia per gli dei un sonno che sarà lunghissimo: la stoltezza e l’empietà degli uomini è la causa del distacco.

Col suo romanzo De Pascalis si inserisce in un filone fecondo. Il tema del crepuscolo del mondo pagano quale “rottura dell’incanto” è caro a diversi autori di letteratura fantastica, dall’epoca romantica ai giorni nostri, e ricorre in ottimi romanzi come per esempio La spada spezzata di Poul Anderson, il ciclo di Excalibur di Bernard Cornwell o ancora nella Saga della croce e del martello di Harris. Nei giorni attuali, che tanta affinità hanno con quelli della decadenza romana, Rosso Velabro ha un interesse particolare. Ci trasmette la sensazione che, nonostante tutto e probabilmente, verrà l’epoca di una nuova catastrofe, nella quale tutti i valori saranno nuovamente posti in questione, e ogni esito sarà possibile.

sabato 6 agosto 2011

ISBN: 9788870911879

Mikael Niemi

L’uomo che morì come un salmone

Nel silenzio compatto della sua villetta di legno, il vecchio Martin Udde giace con la bocca e lo stomaco spalancati, infilzato da una fiocina per salmoni, mentre qualcosa si carbonizza sul fornello acceso. Chi ha turbato la pace della sperduta cittadina di Pajala, sospesa nel tempo e nelle foreste del selvaggio nord? Inviata da Stoccolma, la detective Therese Fossnes si ritrova straniera in un mondo arroccato sulle proprie radici, che della Svezia rifiuta non solo il progresso, ma anche la lingua. Sotto il sole implacabile dell’estate artica, tra irriducibili attivisti politici, sadici rapinatori di anziani e lo strano fascino di un uomo dei boschi come Esaias, indiziato numero uno, Therese ha una sola certezza: l’omicidio ha a che fare con il menkieli, il finlandese parlato da questa minoranza di confine in crisi d’identità, che da oltre un secolo ha l’amo svedese conficcato nella spina dorsale. Suspense nera e atmosfere alla fratelli Coen in un poliziesco crudo, lirico, irriverente, che si cala nel cuore ferito di un popolo con l’ironia e il potere visionario della grande scrittura.